L’efficienza energetica è il vero petrolio italiano. L’esito del referendum ancora brucia nell’animo di chi ha votato SI. Due terzi degli italiani hanno preferito non esprimere il loro diritto ad avere un futuro meno dipendente dalle fossili. E proprio mentre gli ultimi cittadini si recavano a votare, la puntata di Report raccontava l’importanza di quella che può essere definita una delle “forme” di energia più importanti: l’efficienza energetica.
Se ne parla ormai da anni. Una ricchezza quantificabile e quantificata, in cui il nostro paese primeggia in Europa raggiungendo ottimi risultati. Rendere più efficiente l’uso dell’energia è di per se una conquista. Il risparmio energetico permette di rendere più efficiente il nostro patrimonio edilizio, di avere meno bisogno di energia e di ridurre anche le emissioni inquinanti prodotte.
Così, mentre calava il sipario sul referendum e si chiudevano i seggi, Report ha mostrato con esempi concreti alcuni casi emblematici, che dimostrano l’importanza dell’efficienza messa in relazione alle fonti rinnovabili e alle fossili.
Da tempo tante associazioni, da Legambiente aqd Amici della Terra si battono per mostrare che investire sull’efficientamento npon solo farebbe risparmiare ma creerebbe molti più posti di lavoro rispetto alle trivellazioni in mare.
Quelle ultime gocce di oro nero estraibili dai mari italiani sono ben poca cosa se messe a confronto col potere dell’efficienza energetica. Lo dimostrano i dati forniti dall’Enea nel 2015, col quarto rapporto sull’efficienza energetica. Numeri alla mano, grazie all’efficienza il nostro paese ha risparmiato qualcosa come 7,55 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. In sostanza abbiamo evitato sia di importare gas naturale e petrolio per 2 miliardi di euro sia di produrre 18 milioni di tonnellate di CO2.
L’Italia già da tempo ha raggiunto e superato l’obiettivo del 20% previsto per il 2020 grazie soprattutto al settore residenziale. I 7,55 Mtep risparmiati provengono dalla maggiore efficienza ottenuta con il meccanismo dei Certificati Bianchi (3,4 Mtep), dall’introduzione di standard minimi di prestazione energetica (2,4 Mtep), dagli incentivi nei trasporti (0,9 Mtep) e dagli ecobonus (altri 0,9 Mtep).
Report fa notare però che se per il settore residenziale siamo avanti, per le imprese più energivore è decisamente più difficile. Il servizio di Roberto Pozzan ha mostrato che se oggi in Valpadana è possibile scaldare un appartamento di 100 mq spendendo 200 euro anziché 2000, per le aziende non è così semplice.
Il signor Zambon scalda da anni la sua casa di 200mq sulle colline venete con un sistema di fibra di carbonio da lui realizzato e consuma poco più di 4000 kwh l’anno, che gli costerebbero circa 1200 euro. Ma visto che il suo impianto fotovoltaico produce quell’energia, la spesa economica e le emissioni vengono azzerate. L’inventore ha anche vinto il concorso di una banca per l’economia sostenibile nel 2009, ma la sua tecnologia pur avendo il potenziale per ridurre o addirittura eliminare il problema delle polveri sottili non sembra aver fatto gola.
Dall’altra parte, i costi dell’inquinamento sono concreti anche sotto il profilo economico. A quantificarli è stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui in Italia tra spese sanitarie e perdite di vite umane, ogni anno bruciamo oltre 98 miliardi di dollari.
Ma il vero problema riguarda le aziende:
“Quelle che consumano molta energia, come per esempio tutto il settore dell’acciaio, quello della ceramica, del vetro, della carta, loro non possono fare a meno del petrolio e del gas, ma di quanto si può ridurre? E qui si scontrano tre mondi: quelli che niente ciminiere perché inquinano, niente pale perché disturbano il paesaggio, pannelli pochi perché rubano terreno all’agricoltura. Poi ci sono quelli che usano e utilizzano gli incentivi solo per speculare e quelli che senza il fossile non si va da nessuna parte, bisogna continuare a investire li, il resto sono chiacchiere. Bene, allora cominciamo col capire una cosa: non ci hanno sempre detto che con il prezzo del petrolio alto si mette in difficoltà l’economia? E adesso che il prezzo non è mai stato così basso, va anche peggio. Perché?”.
Qualcosa non torna. A rispondere a questa domanda sono stati alcuni esperti, intervistati da Report:
Per Marcello Minenna dell’Università Bocconi il problema è che la crisi è talmente forte che i consumi non ci sono. E quindi, che il petrolio costi poco, quando del petrolio non ne ho bisogno, alla fine aiuta relativamente.
Eppure, l’efficienza energetica potrebbe essere uno strumento importante nella lotta all’utilizzo delle fossili. Per Daniele Di Tullio, progettista termotecnico
“l’efficienza energetica porta lavoro alla gente. L’inefficienza porta vantaggio ai distributori di combustibili, questa è la realtà”.
Per Leonardo Maugeri dell’Harvard University
“in Italia si è posta molta attenzione sui pannelli da mettere sui tetti e si pensa al fotovoltaico come il pannello sul tetto, mentre invece quello che ha acquistato una rilevanza economica sorprendente, ma sorprendente fino a cinque anni fa, sei anni fa, è il fatto che oggi grazie alla caduta dei costi e all’aumento efficienza è possibile in aree ad alta insolazione avere centrali elettriche e fotovoltaiche che competono direttamente con i costi di produzione del gas naturale”.
La vera ricchezza è già nelle nostre mani, e di certo non ha nulla a che vedere con le ultime “briciole” di petrolio e gas sepolte sotto i nostri mari. Ma questo, il 70% degli italiani non sembra averlo ben compreso.